Nuovo polo scolastico con ampliamento dell'edificio esistente - Monteroni d'Arbia    

progetto partecipante 

Dettagli del progetto

Gruppo di progettazione: S. Fazzi - G. Farina - A. Cerrito - A. Sciascia - M. Blunda  

Collaboratore: A. Scaglione 

Luogo: Monteroni d'Arbia (SI)

Anno: 2007

Committente: Comune di Monteroni d'Arbia

Tipologia: Concorso di progettazione

Immagini: © Sebastiano Fazzi Atelier di Architettura

 

Info

La città

Il tracciato della strada regionale che unisce Siena a Monteroni d’Arbia, si trasforma, in prossimità di quest’ultimo, da percorso carrabile ad elemento geografico; l’infrastruttura compie questa mutazione modellando la forma del centro abitato nello stesso modo in cui un argine artificiale completa un alveo naturale trattenendo una massa pronta a sfuggire.

In questa vista d’insieme, in cui la strada si palesa come evidente segno di confine, con altrettanta chiarezza si staglia nella planimetria di Monteroni d’Arbia, l’ovale del campo sportivo in prossimità del quale è posta la scuola elementare Rodari. L’ovale è una sorta di baricentro geometrico di un più ampio insieme costruito che, con la sua eterogeneità, dichiara dei connotati difficilmente assimilabili a quelli di un nucleo antico. Monteroni d’Arbia, infatti, sembra essere una sommatoria di strade e volumi senza che questa meccanica giustapposizione di forme riesca a determinare luoghi memorabili. Causa di questa frantumazione dello spazio urbano è la rottura provocata dalla suddivisione in recinti; questi separano le linee della trama stradale, dal tessuto potenzialmente continuo dell’edilizia. Ogni volume all’interno del proprio recinto, sembra liberarsi dalla responsabilità di costruire, attraverso la sua forma, la città. Tale condizione sembra valere tanto per l’edilizia privata, quanto per quella pubblica che, da una vista d’insieme, non sembra contrassegnare in modo evidente, alcun nucleo riconoscibile nella dispersione complessiva del costruito. Anche la scuola Rodari, pur con una distribuzione limpida e con una veste architettonica chiara, basata sulla dialettica tra elementi portati e portanti, sembra smarrirsi all’interno del suo lotto. La palestra, d’altra parte, accostata funzionalmente alla scuola elementare, nonostante la grande massa, non sembra in grado di generare alcun tipo di centralità, contribuendo ad aumentare la mancata relazione tra architettura e città.

Forma

Il Nuovo Polo Scolastico dovrà costruirsi come un fulcro urbano attorno al quale la città può coagularsi invertendo, almeno per una parte, la incontrastata dinamica della dispersione.

Passando dal livello urbano a quello architettonico, si attua, concretamente, tale concentrazione grazie al modo in cui il nuovo plesso scolastico si coagula attorno alla Rodari. L’architettura della scuola media si fa attrarre dall’azione centripeta esercitata dalla scuola elementare e dalla palestra trasformando, la casualità della loro giustapposizione in una ricercata e sinergica unità.

Il nuovo intervento trova il suo fulcro generatore nella palestra, a partire dalla quale si propaga la geometria che governa l’intera architettura del Nuovo Plesso Scolastico. La forma di questo può essere descritta, sinteticamente, come una “C”; questa per due lati (nord e ovest) si pone a diretto contatto della palestra, mentre per il terzo (est) si stacca da questa dando vita, con la stessa palestra, a una corte rettangolare a cielo aperto.

Dal corpo posto a nord (corpo 1) svetta un’ampia pensilina che individua, in asse con la Piazza Vittoria e con la retrostante palestra, l’ingresso della scuola media. Lo sbalzo non è tuttavia l’unica eccezione volumetrica del corpo nord che si presenta come somma di tre elementi sovrapposti: il primo è un volume di un solo piano che descrive l’intero fronte lungo circa 77 metri; il secondo, al primo piano, è arretrato rispetto al primo piano e si estende dal lato est della palestra sino all’estremità ovest del prospetto dove acquista, in prossimità dell’angolo, la stessa profondità del primo piano; il terzo, al secondo piano, è un volume che costituisce un’unità con la pensilina e con i pilastri metallici che la sorreggonoa partire dal primo piano.

Il corpo ad est (corpo 2)- lungo 66,5 metri – ha due elevazioni per l’intera lunghezza ed ha una sezione articolata tesa a differenziare la tre parti che lo costituiscono: basamento, paramento e coronamento. Tale articolazione dà vita anche ad una porzione a sbalzo che aggetta sulla parte terminale del fronte nord.

Il corpo ad ovest (corpo 3) – lungo 20 metri – ha, rispetto ai primi due, un volume più compatto in cui le uniche due eccezioni sono le soluzioni d’angolo e l’ampia rilegatura di un secondo ingresso.

La nuova architettura consta anche di altri elementi, che completano il rapporto con le preesistenze: la palestra della scuola elementare (corpo 4), volume disposto in sequenza ai primi tre, contenenti le aule, della scuola elementare; l’ampliamento della mensa (corpo 5), che porta la superficie complessiva a circa 500 mq; un terzo ed ultimo corpo (corpo 6) che avvolge il lato est della palestra. Queste ultime due parti insieme ad una porzione del corpo 1 e dell’intero corpo 2 definiscono la corte, spazio nel quale si confrontano tutte le funzioni della scuola: aule, mensa, palestra, in cui confluiscono tutti i percorsi interni ed esterni. Facendo riferimento a questo fulcro è facile orientarsi sia nella descrizione degli spazi che nella reale fruizione degli stessi; infatti tutte le attività della scuola possono essere definite per prossimità o per distanza rispetto a questo spazio, favorendo il senso di appartenenza di studenti e docenti alla scuola. Lo spazio a corte, inoltre, consente di trascorrere all’esterno la ricreazione, le ore di educazione fisica o quegli eventi sportivi (pallavolo, pallacanestro, pallamano) che possono svolgersi all’esterno, in alternativa allo spazio coperto della palestra. Inoltre la corte introduce, all’interno della scuola il cielo, l’unica parte della natura rimasta inalterata.

Dalla narrazione della forma si può cogliere un modo di procedere nella costruzione dell’architettura, ottenuta da un continuo processo di scavo e di sottrazione di materia. La sequenza di piani paralleli che avanzano e arretrano, producono una trasparenza complessa in cui la scuola, seppur costituita, prevalentemente, da piani opachi svela una leggerezza che la serialità delle aule e delle altre funzioni assecondano.

Tipo

Dalla descrizione della morfologia complessiva, si intuisce in che modo la nuova scuola “avvolge” le preesistenze ma, soltanto una più attenta disamina dell’interno fa cogliere il rapporto tra ciò che esiste e quanto si prevede di aggiungere e il modo in cui sono state interpretate le funzioni richieste (ingressi, uffici, attività didattiche, attività collettive, spazi esterni).